La rana di Lataste non è estinta

È un anfibio annoverato tra le specie in via d’estinzione, il cui stato di conservazione è definito “vulnerabile” a causa della riduzione del suo habitat, il bosco umido di pianura.

Si tratta della “Rana di Lataste (Rana latastei), osservata dal dott. Giovanni Bombieri della World Biodiversity Association nell’ambito del Progetto Biodiversity Bridges (Ponti di biodiversità) sostenuto dalla Fondazione Cariverona. Si trova nella parte sinistra del “Parco del Menago”, area rinaturalizzata dall’inizio degli anni 2000 dalla Legambiente locale con la Scuola agraria StefaniBentegodi. Qui è stato ricreato l’ambiente ideale per questo anfibio, bosco di pianura e piccoli stagni, simile a quello degli altri due siti in cui è stato avvistato, l’Oasi del Busatello a Gazzo Veronese e la Palude del Brusà a Cerea. L’ultima segnalazione della rana a Buttapietra risale al 2002, ad opera del prof. Ernesto Cavallini, biologo e naturalista, che è un po’ la persona chiave di questa vicenda. Egli ha infatti recentemente avvistato l’anfibio nell’Oasi della Bora di Povegliano, l’area rinaturalizzata dal WWF a partire dagli anni ’90, dove è stato creato uno stagno artificiale proprio per favorirne la riproduzione.

“La Rana di Lataste – spiega Ernesto Cavallini – ha trovato nell’Oasi della Bora le condizioni adatte per vivere. Ricordo che l’Unione Europea ha istituito il SIC, Sito di interesse comunitario, “Fontanili di Povegliano” proprio per mantenere l’ambiente adatto a questo animale a rischio d’estinzione. Esso però deve lottare, oltre che contro la riduzione del suo habitat e l’inquinamento, contro l’invadenza di animali alloctoni, in particolare il “Gambero della Luisiana” e la “Testuggine palustre americana”.

Per tutelare questa e altre specie minacciate – conclude il biologo – servono misure di tutela forte delle risorgive, la riduzione dell’impatto urbanistico intorno ad esse, il contrasto all’inquinamento soprattutto da pesticidi agricoli, il mantenimento della vegetazione residua e la limitazione dell’accesso a questi luoghi, già utilizzati per il tempo libero e la balneazione, con grande disturbo su flora e fauna”.

Giovanni Biasi, in La Voce del Basso Veronese, marzo 2022

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