Nel mondo occidentale le mole (o macine) a ruota orizzontale compaiono nella seconda metà del secolo IV° a.C., in Grecia. Quelle romane sono a ruota verticale e per spingere i bastoni infilati nel mezzo della mola esterna, c’era bisogno della forza umana o animale. L’inventore fu l’architetto Vitruvio, vissuto nell’età augustea. Ma già il poeta greco Antipatro, vissuto nel I° secolo a.C., in una sua Ode, esaltava la presenza del mulino ad acqua, che essendone ovviamente la forza motrice, doveva essere costruito su un fiume.

Sul Menago, a Bovolone, c’erano tre molini, uno dei quali apparteneva alla Comunità. Esso macinava le granaglie della popolazione e nella pila annessa, il riso, per una modica cifra.
Compito del molinar era attendere al buon funzionamento delle macine e degli ingranaggi di legno, mantenere piena di semi la tramoggia, non lasciarsi sorprendere da incidenti, riempire i sacchi di farina che i contadini venivano via via a ritirare.
di Floriana Mirandola da La Rana, gennaio 2020