di Camilla Bertoni
Tra i più prolifici autori di opere monumentali, soprattutto nella prima ora delle celebrazioni della Grande Guerra, Zago nasce a Bovolone, il 14 luglio del 1884, figlio d’arte: il padre Tullio ha una bottega di marmista, lo zio Armando, scultore, nel 1912 andrà a cercare fortuna in Brasile, Paese dove la sua arte otterrà buoni riconoscimenti.

Egisto Zago
Dalle ricerche effettuate in questa occasione, sembra che una delle sue prime opere sia da identificarsi in una targa che il Comune di Bovolone fa erigere nel 1901 alla memoria di Umberto I: la firma riconduce il lavoro alla bottega di famiglia, ma dai discendenti l’opera è sempre stata ricordata come del giovane Egisto che, appena sedicenne, si era da poco iscritto all’Accademia di Pittura e Scultura Gian Bettino Cignaroli, all’epoca diretta da Egidio Girelli. Se così effettivamente fosse, emergerebbe fin da questa sua primissima prova quella qualità di fine ritrattista per cui la sua arte è stata particolarmente apprezzata e riconosciuta, tranne poi subire quel destino di damnatio memoriae toccato più o meno a tutti gli autori di questa generazione, capaci portatori di un linguaggio realistico superato dagli stravolgimenti storici e culturali dell’inizio del ‘900. Quella che si tenta qui è dunque la ricostruzione di una figura artistica che fu considerata di primordine dai suoi contemporanei.

Ritratto lapideo di Umberto I a Corte Salvi – Bovolone
L’attenzione al dettaglio in questa sua prima opera, si manifesta anche nei particolari meno edificanti dell’aspetto di Umberto I, come nell’impietosa resa del sottogola un po’ flaccido e delle occhiaie gonfie e segnate. Complice forse anche il successivo trasferimento a Milano per completare gli studi all’Accademia di Brera, bisogna poi attendere il decennio successivo per ritrovare una produzione scultorea sicuramente attribuibile a Egisto. Si vedano ad esempio gli intensi ritratti di Gaetano Zinetti del 1912 al municipio di Sanguinetto, e quello di Aurelio Masotti, eseguito tra il ’12 e il ’13, per l’ospedale di Isola della Scala.

Busto di Gaetano Zinetti al Municipio di Sanguinetto
Tenendo anche conto del fatto che dal 1911 si era trasferito a Montagnana, in provincia di Padova, con la moglie Luigina Marchiori, in quest’area potrebbero essere forse reperite ulteriori tracce del suo lavoro.
Altra opera da collocare nell’età giovanile, almeno a leggere quanto riportato su un ritaglio di giornale non datato, è quella del Monumento funebre Bertoli Morini nel cimitero di Isola della Scala. Pur non conoscendo la sua datazione, possiamo notare che il prezioso abito della figura femminile, su cui Egisto si sofferma in maniera insistita, quasi compiaciuta, esprimendo una grande capacità tecnica, risponde a quel cambiamento della moda femminile che si afferma dopo la guerra, ma con anticipazioni anche prima, nel corso degli anni Dieci: la plissettatura che lo fa ricadere morbidamente, non stretto alla vita come usava precedentemente, lo scollo a réverse profondamente diverso dai girocollo in pizzo di derivazione ancora ottocentesca.

Monumento funebre Bertoli Morini al Cimitero di Isola della Scala
Il gusto per il ritmo costante, geometrico, delle pieghe della gonna, quasi anticipa le linee déco, e anche il copricapo, una semplice cuffia aderente, è frutto di un nuovo gusto. Una donna così moderna, anche nella posa protesa in punta di piedi, fece storcere il naso all’anonimo autore dell’articolo di giornale citato che pure apprezzava il “valore artistico” dell’opera del “giovane scultore, sicura promessa” – evidentemente, aggiungiamo noi, pronto ad aggiornare i suoi soggetti con una scelta coraggiosa –, non trovando adeguata l’idea che potesse essere stata scelta per rappresentare la figura allegorica della Fede, come specifica la dedica sottostante. La definizione di “giovane scultore” non consente comunque di spostare l’opera oltre il 1918-1919 – data forse della sepoltura a cui si riferisce il monumento – quando già Zago avrebbe avuto 34 anni.
tratto da “Eroi e antieroi – La scultura a Verona nell’epoca della Grande Guerra”