Mons. Pezzo era molto sobrio. Mangiava poco e faceva digiunare anche i preti. Soffriva la fame soprattutto il giovane curato don Angelo. Negli ultimi anni di guerra poi, quando il cibo scarseggiava, in canonica veniva servito solo latte con un po’ di pane. Anche le suore e perfino i malati all’ospedale patiscono la fame. I tedeschi si procurano gli alimenti con le requisizioni pianificate dal Comitato provinciale dell’alimentazione.
Il bestiame requisito per essere spedito ai vari reparti militari non veniva più raggruppato al Foro Boario (troppo vicino alla stazione ferroviaria diventata frequente bersaglio degli aerei alleati), ma vicino al più sicuro ospedale, nel campo di calcio.
Una mattina, don Angelo, che aveva appena finito di celebrare la Messa nella cappella dell’ospedale, si appresta a tornare in canonica. È accompagnato da due suore che hanno il compito di aprire e chiudere il cancello. Proprio in quel momento sta per passare davanti all’ospedale una mandria di una cinquantina di bovini. Veloce come un lampo, in don Angelo si accende subito un’idea e istruisce le suore. Passati i soldati che stanno davanti alla mandria, don Angelo spinge dentro una mucca e le suore chiudono subito il cancello.
L’ospedale ebbe carne per qualche giorno. Anche sulla tavola della canonica furono serviti brodo, lesso e bistecche.
Mons. Pezzo domandò da dove venisse tutta quella roba. Don Angelo rispose che ci aveva pensato la Provvidenza a mandare una mucca dentro al cortile dell’ospedale.
da “Don Angelo Siviero. A cento anni dalla nascita” – Parrocchia Ss. Pietro e Paolo Apostoli di S. Pietro di Morubio – Corradin Editori, 2016