Era situato in un punto strategico, circondato dalle acque della palude formata dal Menago. Controllava un incrocio di vie: quella che porta a Nogara passando per Sanguinetto, la via per Legnago ed Este che passa per Cerea, e la via che conduce a Verona.
Il Castello è della stessa epoca di quello di Sanguinetto e ne seguì le stesse vicende e la medesima storia. Sotto gli Scaligeri entrambi i castelli furono donati il 6 marzo 1377 da Bartolomeo e Antonio Della Scala, signori di Verona, al celebre condottiero Jacopo Dal Verme, per compensarne gli eminenti servigi, insieme con altre terre vicine.
Nel 1438 Verona e la Bassa Veronese divennero teatro degli scontri tra Veneziani e Milanesi. Dopo la battaglia di Castagnaro tra Francesco Sforza, comandante delle truppe venete, e Niccolò Piccinino, generale dei Milanesi, quest’ultimo si ritirava, assieme al Gonzaga di Mantova, e saccheggiava Cerea, Casaleone, Sustinenza, Concamarise e altri luoghi. Assalirono anche il Castello di Asparetto che finì incendiato e in gran parte distrutto. Perirono anche molti contadini che lì si erano rifugiati per salvare se stessi e i loro pochi averi.
I ruderi dell’antico Castello servirono per costruirvi un mulino per la brillatura del riso: muri grossi e mozzati, che portavano ancora i segni della distruzione, formavano parte della robusta struttura della pila da riso.
Anche il mulino venne saccheggiato e bruciato nel 1866, quando gli Austriaci si ritirarono dalle terre della Bassa e il Veneto fu annesso al neonato Regno d’Italia.
Oggi, purtroppo, dell’antico Castello e della Pila non è rimasto più nulla a seguito di una demolizione. Ci rimane questa preziosa fotografia pubblicata nel 1933 da Bruno Bresciani in “Terre e Castella delle Basse Veronesi”.
tratto da Renato Garzon, Asparetto – La culla del mobile d’arte, Il Segno Editrice, Negrar, 1989